Questo testo è tratto da un volumetto "I Mattri Santi di Lintini" pubblicato nel Maggio 2003, scritto da Guglielmo Tocco (foto a destra), realizzato dalla ditta Profumia di Alfio Baudo.



PROCLAMA

per la Festa del 10 Maggio 1864 in Lentini

Festare dovendo i pietosi Leontini il 10 del prossimo Maggio, dì men grande mai sempre e sacro al glorioso martirio dei tre invitti Campioni del Cristianesimo SS. Alfio, Filadelfo e Cirino i signori Deputati sentono lo indispensabile dovere di esporre all’onorevole Pubblico l’ordine, onde l’occorrente sarà disposto in tale solenne Festeggiamento.

Addì otto del sospirato Mese schiude la festiva scena un giubilante scampanio ed il suono di tre armoniche Bande musicali non nostrane, che gironzando per le civiche strade destano quel sacro entusiasmo nel petto del popolo sempremai nutrita alla mistica fede del Teandro.

Bello e commovente insieme è l’osservare i cittadini d’ogni condizione, d’ogni età, d’ogni sesso ebbri di gioja santa e pietà accorrere sull’imbrunire dell’aria al tempio Fontana per colere quelle dolci, fresche e chiare Acque che un tempo fece miracolosamente zampillare l’organo della favella al maggior dei Fratelli dalla più efferata tirannide svelto.

Ivi si porgono le più fervide preci, ivi si sciolgono voti da’ pietosi Credenti, ivi contemplasi il vetusto pretorio ove l’inumano quirito Preside fra’ più orrendi strazi d’inaudita barbarie tolse la vita a que’ tre impavidi Tregemini della Guascogna, che, fatti crollare dell’are nefande gl’Iddiastri del Campidoglio inalberarono la croce trionfale del Galileo.

A sera più inoltrata magnifico è il vedere il piano del Duomo splendere d’infinite accese lumiere, e le più armoniche sinfonie, ingiojando il popolo, danno l’idea preventiva dell’intiera solennità.

Nel dì nove, non appena gli aurolucenti raggi del ministro maggior della natura inaurano le vette delle ridenti colline lestrigonie, che l’ammirabile campanone del Duono squillante a festa, il replicato rombo de’ mortajetti sulla bastita del diruto bricinna, e l’armonie delle bande musicali a gara ridestano la solita ebbrezza ne’ cittadini, che a turma accorrono al sacro Tempio a venerare gli avelli, ove le salme giacquero de’ tre forti Atleti. Ivi più tardi sarà cantata la solenne messa nell’altare maggiore sul quale stanno esposte al pubblico culto le preziose Religue nonché l’ancor vermiglio sangue de’ Martiri al colore rappreso.

Appena il sole precipita all’occidente, sublime è il vedere il piano del Duomo ornato di gotici archi illuminati a bicchieri di svariato colore, e le pubbliche strade lussureggianti di luminaria, nell’estremità delle quali stanno eretti due magnifici archi di trionfo pure illuminati, che danno idee non equivoche de’ monumenti orientali, opera del tanto rinomato Di Stefano.

Sorge poi a Sud del medesimo piano un superbo Palco pittato dallo stesso Scenografo, dove e dentro l’edicola addobbata di arazzi vedonsi i Martiri su globi di nuvole e fra turbe angeliche nell’atteggiamento di trionfale gloria, ricevendo dalla Triade il condegno lauro; mentre nell’orchestra le bande musicali fanno sentire le più svariate ed armoniose sinfonìe dei Genii italiani.

Più tardi, fra l’immensa calca del popolo esce dal Duomo il reverendissimo capitolo dell’ex Cattedrale concomitato dal corpo municipale, dalla Guardia Nazionale vestita a gala, dalle Bande musicali regolari e da tutte le confraternite, fra le incessanti acclamazioni dei cittadini, e si avvierà per l’antica Cattedrale, dove sotto aureo baldacchino sta l’argenteo simulacro mostrante nel petto le Sante reliquie de’ Martiri che portasi al Duomo in trionfo ed arrivato al piano osservasi il più incantevole spettacolo che desta l’ammirazione degli esteri.

Pergiunto al tempio lussureggiante d’accese cere, si depone, ed osservansi intanto sull’altare superbo d’innumerevoli torchie, e di doppieri i simulacri de’ tre SS. FRATELLI che al mirali, rimirarli e tornare a rimirarli presentano il vero tipo della beltà angelica, ed il genio italico della scultura.

Indi si dà principio al Vespro musicato, e dopo il popolo, pago del santo desìo si diverte al passeggio e si diletta nelle più voluttuose armonie.

Nel giorno 10 tanto agognato, appena brilla la diana che le bande musicali, le voci di esultanza, lo squillo dei bronzi, e lo sparo incessante de’ mortajetti, de’ mastii e de’ razzi entusiasmano il popolo, che a folla accorre al tempio a bearsi nel magnifico argenteo Fercolo, sul quale siede maestoso ed augusto l’argenteo Simulacro di Santo ALFIO, opera argiva che ha sempremai attirato la curiosità e l’ammirazione dei più valenti e conspicui conoscitori esteri.

Più tardi i Canonici venerandi già insigniti della privilegiata mozzetta cardinalizia portano sulle spalle l’arca sacra, che racchiude tutti gli ossami dei Martiri, e la depongono a piè del simulacro.

E’ impossibile poter enarrare al vivo l’entusiasmo ed il sacro tripudio del popolo all’uscire del fercolo, che ripercorso dai raggi solari orchibaglia chi lo rimira. Cento e cento cantici scritti in carte a vario colore volano per l’aria, e globi di fiori di olezzanti erbette e di serti scendono dall’alto del campanile sul popolo che brulica, e che assorda l’aria d’indeterminabili evviva.

Indi si trasporta per le vie della città, ed a mezzodì fermasi nel mezzo del piano, ove i pii credenti fra lagrime pietose di ringraziamento accorrono a sciorre i loro voti. Dopo lo sparo di migliaia di mastii, si porta al tempio Fontana, ed alla sera dopo aver percorso tutte le altre vie, si ferma sotto l’arco di trionfo, per poi a sera inoltrata ricondursi al medesimo tempio, ed intanto si diverte il pubblico al passeggio ed a sentire le armoniose sinfonie, finché un superbo fuoco d’artificio metterà fine al religioso divertimento.

Nel giorno 11 accorre nuovamente ed a folla il popolo al Duomo, ove saranno esposte tutte le preziose reliquie dei Martiri tutelari, ed assistendo il corpo municipale, si celebrerà la gran messa solenne musicata, sarà recitata la panegirica lode da un abile Concionista, che mille prove non dubbie di sublime ingegno altra volta ci diede; ed alla sera, dopo ricondotto il fercolo per nuove strade, si porterà al Duomo preceduto dal Capitolo, ed accompagnato dai cittadini che, inebriati dal sacro orgasmo, superbieranno d’aver mostrato a’ forestieri la pietà dei loro avi ardere sempre viva nei loro petti.

Proseguirà dopo a divertirsi il Pubblico, ed alle ore cinque della notte un altro più superbo fuoco d’artificio darà termine alla festiva rappresentanza, che mnemomerizzerà al certo il forestiere, e mostrerà maisempre al dito la pietà, l’ordine, la pace, l’urbanità, il decoro e l’ospitalità de’ concittadini de’ Gorgia e degli Agatoni, che non degenerarono dai vetustissimi loro padri, i quali per lettere, per scienze e per armi incliti seppero farsi temere, riverire e ammirare.

Lentini, lì 12 aprile 1864

DEPUTATI: M. Alfio Amato - Sac. D. Filippo Amato - D. Vincenzo Consiglio Marzao - D. Salvatore Sciacca - D. Giuseppe Messina - Salvatore Inserra - Felippo Pane - Biaggio Zarbano - Salvatore Conte - Sebastiano Matarazzo - Pietro Matarazzo.


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